Ahi ahi ahi signora Longari

Posted on 8 settembre 2009

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di Aldo Grasso (9 dicembre 2001)
Siamo in grado di raccontare la verità, tutta la verità, o quasi, sul caso Longari. Mike Bongiorno non le ha mai rivolto la celebre frase, divenuta leggendaria: «Ahi, ahi signora Longari, lei mi è caduta sull’uccello!». Negli archivi della Rai non c’è traccia di uccelli, né di pennuti, né di facili doppi sensi. Niente di niente. Il 16 luglio 1970, quando la supercampionessa di «Rischiatutto» perse il titolo – dopo undici puntate, venti concorrenti fatti fuori e tredici milioni di montepremi -, lo perse nonostante avesse risposto a tutte le domande. Che riguardavano la prima guerra punica, in particolare una battaglia navale fra Asdrubale e il console Cecilio Metello. La Longari fu eliminata perché la sua rivale, Giuliana Boirivant, aveva accumulato più soldi nelle domande di carattere generale. Eppure sull’«uccello» della Longari esiste un’ampia letteratura. Qualcosa di più: una radicata credenza popolare. Sollevata la questione (alcune settimane fa la signora Longari aveva confessato a Iva Zanicchi di essere prigioniera di quella frase mai detta), al Corriere sono arrivate decine e decine di lettere. La maggior parte dei lettori giura di avere sentito quel dialogo tra Mike e la Longari, ricamando non poco sui particolari. Alcuni propongono curiose varianti (non erano uccelli generici ma rondini, non erano uccelli ma piselli, palle e quant’altro), altri indicano nelle concorrenti Maria Luisa Migliari di Calice Ligure, Anna Mayde Casalvolone di Torino e la signora Capicchioni le vere destinatarie del celebre rammarico ornitologico. Altri ancora aggiungono nuove e irriferibili gaffes al già ricco florilegio di Mike. Nei ritagli di stampa, poi, c’è di che sbizzarrirsi: fra le tante versioni, la meno volgare e più dotta è quella che riguarda «L’uccello di fuoco» di Stravinskij. In un’intervista a «Epoca» la stessa Longari ha dichiarato: «Nonostante il tormentone dell’ “ahi, ahi, signora Longari” che l’ha perseguitato, mio figlio è cresciuto sano e felice…». Dunque il tormentone esiste da tempo immemorabile, ingrediente quotidiano della vita della signora, e per verificarne la veridicità non restava che fare appello a Barbara Scaramucci, direttore delle Teche Rai. Che con cortesia ha offerto la sua competenza (www.teche.rai.it). Risultato: Mike non si è mai rivolto alla Longari in quei termini, né nella puntata della perdita del titolo, né in quella di «Sfida al campione» (1973) dove però una domanda riguarda i cavoli di Diocleziano (c’è un nesso fra i cavoli e gli uccelli?). La Migliari, che rispondeva sui vini, cade sui gradini della scala cromatica dei bianchi (ma, piccolo giallo, la copia della trasmissione, 8/11/1973, «risulta inesistente» nella cineteca di Milano).
Un’inezia, una sfumatura: il giallo paglierino venne confuso con il bianco paglierino (c’è un nesso fra il paglierino e gli uccelli?). La Casalvolone, che rispondeva sulla storia di Torino, scambia, a proposito di una processione della Consolata, Levaldigi con Scarnafigi. E, in un successivo spareggio, fa inghiottire Pinocchio e Geppetto da una balena. Mike le precisa subito che, nel libro di Collodi, trattasi di pescecane (esiste un nesso fra un pescecane e un uccello?). Rapido controllo anche con Marilena Buttaffarro, Gianfranco Rolfi, Enzo Bottesini, Domenica G. Provano, Massimo Inardi. Di uccelli, nessuna traccia. Non si può del tutto escludere che Mike abbia pronunciato la famosa frase, ma il destinatario non si trova. E’ dunque una leggenda metropolitana? E come è nata?
L’ espressione diventa famosa nel 1976 con «L’altra domenica», la mitica trasmissione di Renzo Arbore. Per prendere in giro i quiz televisivi, Arbore poneva domande strampalate al telefono. Chi sbagliava, «subiva» un coretto de «Los Remedios» (un’orchestrina di finti messicani) che, sull’ aria di «Cielito lindo», recitava «Ahi, ahi, signora Longari». Fra gli storici del costume, qualcuno ricorda una barzelletta «sporca» di quel periodo. Mike chiede alla Longari: «Mi sa dire il nome di un uccello con due zeta e la “o” finale?». La Longari, dopo averci pensato a lungo, risponde: «Struzzo». «Nooo!» urla Mike. Di qui il suo disappunto. Anche se, per ora, non ha un padre, la celebre frase resta inscalfibile. Più vera del vero.

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